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I TENENBAUM
(THE ROYAL TENENBAUMS)
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  Stampa questa scheda Data della recensione: 5 giugno 2002
 
di Wes Anderson, con Gene Hackman, Gwyneth Paltrow, Anjelica Huston, Bill Murray, Alec Baldwin, Seymour Cassel (Stati Uniti, 2001)
 
Nel genere ironia e derisione, evviva il nonsenso, un calcio alle istituzioni ed una sberla ai benpensanti eccone uno (autore un po' misterioso di due film, BOTTLE ROCKET e RUSHMORE molto apprezzati dalla critica cinefilica americana) che s'avvia forse a diventare altrimenti interessante degli ultimi, strombazzati fratelli Farrelly ormai orfani del grande Jim Carrey.

Quella dei Tenenbaum è la storia di una famiglia di superdotati, installata in una fantastica quanto improbabile magione di Manhattan. C'è il mago della finanza Ben Stiller, la drammaturga che spopolava fin dai tempi del ginnasio Gwyneth Paltrow, il gemello tennista da finale al Grande Slam. Accanto a loro, una serie di compari, pasticcioni ed amici d'infanzia, tutti occupati a rimpiangere i fasti dei bei tempi che furono. Già, perché a mandare quel pozzo di scienza ad allargare la cerchia dei concittadini nevrotici che piacciono tanto a Woody Allen ci ha pensato nel frattempo Il patriarca Royal (Gene Hackman). Separato da tempo da mamma Anjelica Huston ma sempre sul chi vive per rientrare alla grande nel nucleo familiare, incosciente e squattrinato, vive di espedienti fra alberghi cinque stelle, un po' di galera ed un impiego come ascensorista quando rimane totalmente a secco.

Mai completamente svitato, mai veramente esilarante I TENENBAUM è un film dalle situazioni, gli ambienti ben costruiti, curiosi e sapienti come potrebbero essere quelli di un romanzo di John Irving. Ciò che non si capisce esattamente è se quel "mai veramente" dipenda dall'incapacità di Anderson di raggiungere una dimensione veramente critica ed assurda. Oppure, da una volontà precisa di frenare gli effetti: per situarsi in una zona di originalità più che a disposizione nel panorama convenzionale del cinema americano di questi tempi.

Anderson è padrone del proprio mestiere; più del contenitore che del contenuto. Ambienti perfettamente studiati e personalizzati: tinte e scenografie, costumi e sontuose musiche d'epoca, da Nick Drake a Lou Reed e John Lennon, che finiscono per costituire un universo di una logica espressiva notevole. In quanto al Gene Hackman di questi tempi -forse il solo attore americano contemporaneo capace di passare dai toni drammatici a quelli comici con tanta sbalorditiva disinvoltura-, la sua sola presenza farebbe lievitare qualsiasi soufflé. Figuriamoci uno così furbo come quello cucinato da Wes Anderson.


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